Il Fagiolo della Regina _ Convegno del 2 dicembre 2017 a San Lupo (Bn)

                                                                                                                         di Francesco Salvione

Il Fagiolo della Regina, il monocultivar autoctono che, con le sue caratteristiche tipiche in un territorio assai ristretto, è stato protagonista il 2 Dicembre 2017 di un convegno al quale hanno partecipato L’IPSAR, l’Istituto Alberghiero di Castelvenere (Bn), l’Amministrazione Comunale di San Lupo (Bn) che ha presentato il prodotto soffermandosi sulla storia, le origini e gli aspetti colturali davvero unici, lo chef Dino Masella che ha decantato gli aspetti organolettici e preparativi del fagiolo, risaltando le ricette tradizionali con un pizzico della propria inventiva…

fagiolo regina
Fagioli della Regina cotti nel “pignatiello”

a seguire è intervenuto il Tecnologo Alimentare Gianluca Rossi, che ha messo in risalto sia l’aspetto nutrizionale dei legumi, sia la necessità di velocizzare l’iter di certificazione tramite un programma serio di valutazione e rivalutazione del fagiolo cercando di superare le solite logiche campanilistiche e rionali, così come in altre realtà del Mezzogiorno.

Curiosità: Il nome del gustoso legume risale al XVIII secolo d.C. quando un certo Achille Jacobelli, noto personaggio sanlupese e cavaliere alla corte del re Federico II di Borbone, pensò di donare alla regina Maria Teresa, che lo teneva in grande stima, un sa cavaliere, il quale, alla richiesta del nome di quei legumi, ebbe modo di rispondere:cchetto di fagioli.Sua maestà, avendo apprezzato il dono, volle subito ringraziare il valido “Da oggi in poi, questi fagioli, in vostro onore, saranno chiamati i Fagioli della Regina”.

agricoltura.regionecampania
Fagioli della Regina

Focus: I legumi e i fagioli, in particolare, per molti anni, sostiene Gianluca Rossi, hanno rappresentato una fonte proteica importante associati in particolare ai cereali. Oggi dopo lunghe fasi in cui sono stati i prodotti di origine animale a garantire il fabbisogno proteico giornaliero, stiamo rivalutando i legumi sia sotto l’aspetto nutrizionale che organolettico, con il vantaggio di iniziare a valorizzare le specie più autoctone come il Fagiolo della Regina di San Lupo con caratteristiche peculiari quali: la cuticola molto sottile, una una maggiore presenza amilacea che ne conferisce più dolcezza e digeribilità e l’aspetto colturale davvero interessante: viene coltivato nelle aree irrigue delle contrade di San Lupo e zone limitrofe, in quanto necessita, per l’allegagione e formazione dei semi, di un sufficiente apporto idrico; le peculiari esigenze pedoclimatiche ne hanno confinato la diffusione solo nelle zone citate. Inoltre, credo bisogna creare un progetto di filiera e un rapporto con le Università interessate per ottenere dati certi sulla composizione chimica del fagiolo e confermarne le specifiche, per dare vita ad un iter certificativo come la DOP o IGT che in altre realtà sono già riusciti a ottenere (Fagiolo Bianco di Rotonda DOP, Fagiolo Cannellino DOP di Atina, ecc), superando egoismi e diffidenze legate a scarse e parziali informazioni. Per ottenere la DOP in un’area così limitata c’è bisogno dell’intervento sia istituzionale che ne governi gli indirizzi e sia del mondo produttivo, ben informato e conscio dei costi/benefici di tale operazione...

convegno_sanlupo2

A concludere è intervenuto il Consigliere Regionale Erasmo Mortaruolo che ha sottolineato come ad oggi è ancora possibile usufruire di fondi stanziati dalla R egione per massimizzare al meglio il prodotto sia nella prospettiva di un miglioramento colturale, che in ottica di strategia di marketing.

Una degustazione del celebre legume ha posto fine ai lavori del convegno che ha avuto lo scopo di porre ulteriore attenzione alle istituzioni e al territorio le enormi potenzialità del prodotto raccontandone la tipicità e le peculiarità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *