di Rosanna Gaddi
Secondo Milo Manara ‘Il viaggio nasce dalla tentazione di abbracciare l’ ignoto’ ed è da qui che si parte per raccontare cosa si è svolto la sera del 31 maggio alla Vineria “Frittole” di Benevento.
Appena entrati nella Vineria Marco e Maria ci accolgono con un bel sorriso e ci illustrano cosa da lì a poco accadrà.
C’ è la presentazione di un bel libro: ”In viaggio il cagnolino rise” di Arturo Stevani, pseudonimo di Carmelo Barbera, giovane autore al suo primo romanzo. Subito dopo sarà servito un aperitivo molto particolare, atipico, fortemente voluto dall’ autore e sapientemente organizzato, esclusivamente a base di prodotti siciliani.
Ci guardiamo intorno, mentre Carmelo racconta il suo libro. Descrive il viaggio in Nuova Zelanda, il suo paradigma della vita che lo pone in un’ esistenza parallela, anche grazie al suo alter ego Arturo. Autore e personaggio non si incontrano, ma si osservano da lontano, mentre si lasciano accompagnare lungo le strade da una serie di persone che faranno capire parti di sé nascoste, incomprensibili inizialmente. Il tempo minimo si dilata e senza filtro fa vedere il vero volto di ciò che circonda Arturo, chiedendo alla polvere un senso.
Ascoltiamo.
Osserviamo.
La Vineria è nata, nel 2001, dall’unione di 2 grandi passioni: il vino e Massimo Troisi. Frittole, infatti, è il nome del paese immaginario di “Non ci resta che piangere”. Pioniere di questa avventura è stato Giuseppe che, nel 2014 ha passato il testimone a Marco e Maria. Nel corso di questi anni hanno proseguito sul sentiero tracciato, senza stravolgere troppo quelle che erano e sono tutt’oggi le fondamenta della Vineria : la passione, il calore familiare, la continua ricerca di prodotti e materie prime (vitivinicole e non) sempre diversi e di qualità, prediligendo soprattutto il territorio.
Marco ci chiede cosa preferiamo bere tra vino rosso o bianco, tra il Syrah e il Nero d’ Avola dell’ azienda vitivinicola Mandrarossa di Menfi o il Grillo di Barone di Bernaj.
Scegliamo il Syrah e ci domandiamo dove siamo, se in Nuova Zelanda, se a Messina o a Benevento.
Ma questa terra che ci accoglie cosa ci offre? Di cosa abbiamo bisogno?
Eccoci accontentati.
Marco ci fa assaggiare della ricotta infornata, fantastica, poi ci invita ad avere pazienza. Maria ha preparato un pesto di capperi e mandorle. Lo assaggiamo: favoloso.
Beviamo il rosso, mentre le parole sulle Samoa Island ci fanno pensare. Le distanze si accorciano tra i due mondi. Il pesce oceanico chiamato ‘masi masi’ cucinato al forno, la frutta spettacolare (papaya, mango, cocco, kiwi, banane) il latte di cocco, le samosa vegetariane dell’ Asia centro-meridionale diffuse un po’ ovunque, l’ insalata di fiori fanno dimenticare al protagonista del libro che non prende un caffè da mesi, che la sua Messina è lontana….e la sua Messina è qui, nel nostro piatto e ne sentiamo tutti i profumi.
L’ arancino con ragù è un piacere. Le olive ripiene di molliche condite con olio, prezzemolo, sale e un po’ di aceto sono eccellenti. Il pane cunzatu eoliano con il pesto di capperi e mandorle, ricotta infornata, menta, olio, melanzane arrosto e pomodori ci fanno ricordare i meravigliosi giorni passati al mare in Sicilia, a Salina e al film “Il postino”. La parmigiana siciliana è favolosa.
Nonna Rosina Stevani ha preparato tutto con amore ed è il suo amore per suo nipote che ci fa vivere la sua terra, ci fa bagnare nel mare di Messina e assaporare la sua storia personale.
Piatti della tradizione, piatti senza fronzoli che arricchiscono.
Ci guardiamo intorno mentre gustiamo queste leccornie siciliane che riportano indietro nel tempo, alla cucina familiare che fa stare bene, accoglie e coccola. Sfogliamo il libro e osserviamo le belle illustrazioni di MaPe.
Siamo un po’ confusi. Tutto è così buono che non ricordiamo più dove siamo.
La differenziazione geografica viene a mancare. L’ appartenenza territoriale è una grande forza e una grande ancora, salva e predispone al mondo. Un nome non modifica l’ essenza dell’ esistenza; un luogo non limita, ma può far stare ovunque. Carmelo/Arturo non è solo un italiano, non è solo un siciliano, ma è un uomo del sud.
I sapori identificano, definiscono, accolgono, uniscono, accomunano e fanno amare, amando. La cultura ci unisce.
Bisogna farla girare in qualunque forma: una ricetta, un libro, una canzone, un’illustrazione.
Alla Vineria Frittole abbiamo fatto una lunga camminata, ci siamo teletrasportati a Messina e a Takaka. Abbiamo vagato tra vino, parole e pane cunzatu. La cultura è girata tra calici, libri e ricette di altri luoghi che ci hanno fatto sentire a casa.
Come il buon vino, Frittole vuole migliorare sempre di più con il tempo e ne siamo certi, non deluderà.